Cos’è l’impronta carbonica, come si misura e quali sono le principali tecnologie utilizzate per ridurre le emissioni di CO2 e di gas serra.

Argomenti in primo piano:

  1. COS'È LA CARBON FOOTPRINT
  2. COME SI MISURA LA CARBON FOOTPRINT
  3. LE STRATEGIE PER RIDURRE LA NOSTRA IMPRONTA

Carbon footprint, letteralmente impronta carbonica, rappresenta un’immagine quanto mai efficace per indicare il segno che ogni attività umana può lasciare sull’ambiente, andando a impattare sul surriscaldamento globale. Carbon footprint infatti non identifica solamente le emissioni di carbonio, ma è il paradigma usato per definire quanto stiamo incidendo sul climate change: calcolarla nel modo corretto è essenziale per apportare i dovuti cambiamenti e andare a ridurla o compensarla.

COS'È LA CARBON FOOTPRINT

Con carbon footprint si intende il totale delle emissioni, espresso in CO2 equivalente, di gas ad effetto serra associati direttamente o indirettamente ad un prodotto, un’organizzazione o un servizio. Per definire quali siano i gas da considerare bisogna rifarsi a quanto stabilito dal Protocollo di Kyoto:  anidride carbonica (CO2), metano (CH4), protossido d’azoto (N2O), idrofluorocarburi (HFCs), esafluoruro di zolfo (SF6) e perfluorocarburi (PFCs). Ognuno di questi viene misurato sulla base del potenziale serra quindi, ad esempio, una tonnellata di metano equivale a 25 tonnellate di anidride carbonica.  La CO2 resta, comunque, il problema maggiore in quanto legata direttamente alla produzione energetica attraverso fonti fossili, come carbone e petrolio. Sulla sua riduzione si stanno concentrando la maggior parte degli sforzi sia pubblici sia privati.

COME SI MISURA LA CARBON FOOTPRINT

Le metodologie naturalmente cambiano a seconda delle esigenze. Se, ad esempio, dobbiamo misurare l’impronta ecologica delle nostre attività quotidiane terremo in considerazione ad esempio l’utilizzo dei mezzi di trasporto o l’energia utilizzata all’interno delle nostre abitazioni. Decisamente più complessa l’analisi sull’attività di un’organizzazione. In questo caso, le emissioni hanno innanzitutto una prima distinzione: si definiscono dirette quando provengono da fonti proprie dell’azienda o controllate dall’impresa stessa; si parla invece di indirette quando le emissioni sono una conseguenza delle attività dell’organizzazione, ma la cui fonte è controllata da altre imprese. Per quanto riguarda poi l’attività produttiva è necessario considerare l’impronta di carbonio legata all’intero processo, al fine di misurare le emissioni di gas a effetto serra lungo tutto il ciclo di vita del prodotto: dalle fasi di approvvigionamento e trattamento delle sue materie prime costitutive, alla loro lavorazione e produzione, ai trasporti fino al cliente, al suo utilizzo e allo smaltimento.

LE STRATEGIE PER RIDURRE LA NOSTRA IMPRONTA

Se quasi ogni nostra azione ci porta a produrre dei gas serra, esistono oggi delle tecniche efficaci per limitarle, ma anche catturarle o compensarle. Ridurre le emissioni è possibile efficientando i consumi, utilizzando ad esempio fonti energetiche alternative, come le rinnovabili: pensiamo ad esempio al fotovoltaico, l’eolico o l’idroelettrico che non rilasciano anidride carbonica nella produzione di energia perché non trasformano carbonio. Questa è la strada maestra, anche nel rapporto costi-benefici, che si è scelto di percorrere nelle politiche nazionali e internazionali. Esistono poi anche altre modalità di contrasto alle emissioni di CO2, come, a livello aziendale, attraverso interventi di tipo tecnologico o interventi gestionali, oltre alla sensibilizzazione di dipendenti e fornitori verso pratiche sostenibili e un uso efficiente dell’energia. Un’altra via di contrasto alle emissioni di gas serra è rappresentata dalla compensazione, vale a dire la neutralizzazione  di quelle emissioni non evitabili, attraverso ad esempio il supporto di progetti internazionali certificati di tutela ambientale e di promozione sociale. Le iniziative, a impatto negativo di CO2, solitamente sono volte a interventi come la sostituzione di pratiche di disboscamento non sostenibile, preservazione di foreste e loro riforestazione, o di supporto alle comunità locali con l’introduzione e l’incentivo di tecnologie sostenibili.

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