Environmental, Social and Governance sono i fattori extra finanziari capaci di influenzare gli investimenti a medio e lungo raggio. Cos'è, come si compone e quali sono i dati per comprenderlo al meglio.

Argomenti in primo piano:

  1. Rating ESG: la storia
  2. Rating ESG: quanto vale
  3. Rating ESG: come si articola

Nel 2020 fece clamore la lettera di Larry Fink del fondo Blackrock ai CEO per avvertirli che avrebbe continuato  ad investire solo nelle aziende virtuose da un punto di vista ambientale. Un concetto ribadito con forza anche al termine dello scorso anno, nella nuova lettera ai CEO, dove ha messo in evidenza la necessità di un'economia  “a zero emissioni” cioè sostenuta da piani che permettano di raggiungere le zero emissioni di gas serra entro il 2050. Un concetto che scritto dall'amministratore delegato del maggior asset manager al mondo ha fatto eco nell'ambito della finanza internazionale almeno quanto l'Agenda 2030 in quello politico istituzionale. Questo fatto, di per sé, conferma quanto il rating ESG per le aziende sia ormai diventato non soltanto un fattore fondamentale per la brand reputation ma un vero e proprio asset di sviluppo. Vediamo come si compone e si misura. 

Rating ESG: la storia

L'inserimento del rating ESG tra i criteri fondamentali per valutare un'azienda o un titolo rappresenta una svolta radicale, costituendo l'esatto opposto di quanto scriveva un economista della caratura di Milton Friedman ancora negli anni Settanta: “The Social Responsibility of Business is to Increase its Profits”. 

Probabilmente possiamo individuare il primo importante cambiamento in questa direzione a partire dagli anni Novanta con la nascita della Global Reporting Initiative (GRI) che definì un primo standard, nel 2000, per la rendicontazione della sostenibilità. Allora fu chiaro che la sostenibilità poteva essere rendicontata perché aveva un valore e non comportava solo un costo per le imprese. Un concetto che esplose in tutta la sua potenza con la nascita nel 2006 del movimento delle Benefit Corporation negli Stati Uniti che affermavano come il benessere per l'azienda dovesse portare un effetto positivo sull'intero ecosistema degli stakeholders. 

Nel 2015, poi, l'altra tappa cruciale coincide con l'approvazione dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite e dei suoi 17 goal, che sono presto diventati anche i criteri su cui articolare i parametri per misurare la sostenibilità non solo di una nazione ma anche di una singola organizzazione economica e produttiva. In questo scenario alla finanza è stato dato un ruolo fondamentale: sostenere gli investimenti verdi. 

A scriverlo, nero su bianco, la Commissione Europea che nel Piano d’Azione sulla finanza sostenibile promuove l’integrazione dei criteri ambientali, sociali e di governance (ESG) nella gestione dei rischi. In conseguenza di questo piano l'High-Level Expert Group on Sustainable Finance (HLEG), nominato dalla Commissione Europea, ha stilato una tassonomia in cui dividere le attività economiche in base al contributo che possono dare nella riduzione delle emissioni e, di conseguenza, a una possibile distribuzione di incentivi nell'ottica di mitigare il climate change.  

Nell'Action Plan sono state definite le nuove linee guida per il reporting delle climate-related information, che spiega come le aziende debbano comunicare il loro impatto sull'ambiente. Un tema che interessa anche gli investitori a tutti i livelli: gli operatori che forniscono consulenza finanziaria devono infatti sottoporre ai loro clienti uno specifico questionario con domande legate al valore attribuito al tema ambientale e proporre soluzioni in linea con le risposte ricevute. 

Rating ESG: quanto vale

Le ricadute sulla finanza di una valutazione della sostenibilità aziendale sono enormi: secondo Bloomberg, a fine 2021 gli asset ESG hanno raggiunto 37.800 miliardi di dollari e dovrebbero arrivare a 53.000 miliardi entro il 2025, una cifra pari a un terzo di tutti gli asset in gestione a livello globale. L’Europa in particolare è un punto di riferimento per la finanza sostenibile: qui si contano 3.196 fondi ESG, che costituiscono il 77% del totale degli strumenti di questa tipologia censiti e corrispondono all’81% delle masse gestite secondo criteri di sostenibilità. 

Fermarsi solo al lato finanziario, però, sarebbe riduttivo: il rating ESG infatti non è utile soltanto in ambito finanziario, anzi, il valore principale risiede nel miglioramento dell'intera gestione aziendale. Grazie a un'analisi completa e approfondita dei processi produttivi e dell'intera filiera, infatti, possono essere messe in atto una serie di strategie migliorative capaci di apportare non solo maggior valore all'azienda, sia economico sia dal punto di vista della reputazione tra gli stakeholders, ma anche migliorare la gestione dei rischi e, nel medio lungo termine, abbassarne i costi di gestione. Un esempio da questo punto di vista è quello dell'efficienza energetica: un tema inizialmente reputazionale che, oggi, è diventato strategico per la sopravvivenza stessa dell'impresa. Da questo punto di vista adottare strategie legate a un rating ESG diventa, perciò, strategico non solo per le grandi aziende ma anche per la piccola e media impresa.  

Rating ESG: come si articola

Nel report pubblicato nel 2005 dall’UNEP – il Programma ambientale delle Nazioni Unite – viene definito investimento ESG “il processo di investimento che tiene conto di considerazioni ambientali, sociali e di governance”. Sono quindi tre le aree principali che ne formano la definizione:

  • Enviromental (ambientale): spazia dall'efficientamento energetico alla gestione dell'acqua e dei rifiuti. Può essere migliorato con interventi di grosso impatto come ad esempio l'installazione di un impianto per le rinnovabili ma anche attraverso un approccio data driven che permetta di ottimizzare i consumi gestendo in maniera intelligente i carichi.  
  • Social (sociale): è un ambito molto ampio che include tanto i rapporti con i dipendenti quanto l'attenzione a tutta la catena dei fornitori, dalla sicurezza al rispetto dei diritti umani fino all'intero approccio alla responsabilità sociale. 
  • Governance (governo societario): cruciale la trasparenza del board, la composizione del Cda, ma anche remunerazione, compliance e policy generale dei vertici. 

Il rating ESG si basa su un'analisi qualitativa e quantitativa dell'approccio alla sostenibilità delle aziende nei diversi settori, in cui la misurabilità diventa cruciale. La presenza di bilanci di sostenibilità e certificazioni come l'adesione alla ISO 50001:2018 che misura la gestione energetica, diventano un pilastro fondamentale per la quantificazione puntuale della sostenibilità e di conseguenza l'emissione di un rating. Ancor più importante a fronte di un quadro normativo in continua evoluzione. 

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