Cosa significa transizione energetica e quali sono le diverse strategie messe in campo per renderla possibile
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Nel 2021 il Governo italiano ha istituito il Ministero della Transizione Ecologica (MiTE) e della tutela del territorio e del mare con il compito di accompagnare il Paese al passaggio verso politiche energetiche volte all’abbattimento delle emissioni e, contemporaneamente, a un utilizzo delle risorse meno impattante. Con il varo del MiTE, questo termine - transizione - è entrato nel vocabolario comune degli italiani anche per le importanti deleghe, come per l’appunto quella sull’energia, che sono state assegnate a questo Dicastero. Cosa significa, quindi, parlare di transizione energetica in Italia e nel mondo?
Cos'è la transizione energetica
Con transizione energetica si intende il passaggio da un sistema basato su fonti di energia non rinnovabili come petrolio e carbone a uno basato sulle energie rinnovabili e a basso livello di emissioni nell’ottica di una riduzione di CO2 e di gas climalteranti. Questo significa un enorme mutamento delle tecnologie non solo di produzione ma anche di utilizzo dell’energia stessa, nell’ottica anche di una maggiore efficienza energetica.
Il percorso verso la transizione energetica non può essere lineare: le diverse fonti infatti si affiancano e si sostituiscono gradualmente. Il processo a cui stiamo assistendo ha importanti precedenti storici: la prima rivoluzione industriale con l’avvento del carbone al posto del legno e, nel Novecento, l’introduzione - seppur parziale - dell’energia nucleare. In entrambi i casi la transizione è stata dettata da ragioni produttive ed economiche mentre, questa volta, ad essere in gioco è la salute stessa del nostro Pianeta. Le energie rinnovabili hanno avuto una crescita modesta nella percentuale di consumo passando, a livello mondiale, dal 14 al 15% tra il 1990 e il 2015. Gli ultimi anni hanno, però, segnato una svolta importante a partire dagli Accordi di Parigi che hanno fissato un limite al riscaldamento globale (2° centigradi a fine secolo, con l’obiettivo però di arrestarsi a 1,5°), ottenibile solo attraverso una importante transizione energetica. Il piano REPower EU presentato nel maggio 2022 dalla Commissione Europea stabilisce entro il 2030 l’aumento al 45% (dal 40% fissato attualmente) della quota di energia rinnovabile nell’ambito della generazione di energia elettrica. Contestualmente è stato fissato un aumento dal 9% al 13% dell'obiettivo vincolante di efficienza energetica.
La transizione energetica in Italia
Nel 2020 le fonti rinnovabili hanno coperto il 37% dei consumi elettrici nazionali, con una produzione di circa 116 TWh secondo i dati del GSE. La copertura complessiva dei consumi da rinnovabili nei settori elettrico, termico e dei trasporti, invece, è stata pari al 20%, superiore quindi al 17% fissato nella road map europea. Un risultato che coincide con quanto fissato all’interno del Piano Nazionale integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) elaborato dal Governo italiano che ha come obiettivo primario raggiungere entro il 2030 la quota del 30% di rinnovabili nei consumi complessivi di energia. Secondo le previsioni, la percentuale principale di impiego delle rinnovabili spetterà al settore elettrico (55,4%), seguito da termico (33%) e trasporti (21,6%). Uno degli elementi principali di questa strategia è costituito quindi dall’elettrificazione dei consumi soprattutto per quanto riguarda riscaldamento, raffrescamento e mobilità.
L'aumentata domanda di energia elettrica dovrà essere sostenuta da un aumento di produzione delle rinnovabili: solare ed eolico, ma anche idroelettrico, geotermico e gas rinnovabile come il biogas a cui si va ad aggiungere un miglioramento delle tecnologie di stoccaggio dell'energia. La transizione energetica, inoltre, procede parallelamente alla costituzione di un rapporto diverso con l'energia basato sull'efficienza e sull'ottimizzazione dei consumi ottenibile anche attraverso la digitalizzazione dell'energia, il machine learning e l'applicazione dell'AI. Un vero e proprio passaggio epocale capace di portare con sé anche nuovi modelli di produzione e consumo che prevedono un ruolo da protagonista del singolo cittadino chiamato a una gestione più oculata dei consumi e, in certi casi, a partecipare alla produzione stessa, singolarmente o riunito in Comunità energetiche rinnovabili (CER).