Quali sono le metodologie impiegate per il calcolo, le differenze e i punti in comune, le norme di riferimento per avere uno standard accettato a livello internazionale

Argomenti in primo piano:

  1. Il calcolo dell'impronta di carbonio di organizzazione: la UNI EN ISO 14064:2019
  2. Il calcolo dell'impronta di carbonio di prodotto: la ISO 14067:2018
  3. Una filosofia e un metodo comune
  4. Prospettive e destinatari

Carbon footprint o impronta di carbonio è uno dei termini chiave per comprendere la transizione energetica in atto. Può essere definita come la misura delle emissioni di gas a effetto serra prodotte direttamente o indirettamente da un’organizzazione, un prodotto o un servizio. La sua valutazione diventa essenziale per individuare le aree di miglioramento e adottare strategie per ridurre l'impatto ambientale. Attualmente le metodologie chiave per valutare e comunicare l'impatto ambientale sono due e riguardano l’organizzazione (UNI EN ISO 14064:2019) oppure il prodotto / servizio (ISO 14067:2018). L’obiettivo e il modello di analisi sono pressoché uguali, differente l’oggetto e la prospettiva. Vediamole nello specifico:

Il calcolo dell'impronta di carbonio di organizzazione: la UNI EN ISO 14064:2019

Questa sigla raccoglie il complesso delle linee guida per la quantificazione, il monitoraggio e la comunicazione delle emissioni di gas a effetto serra e della loro possibile riduzione da parte di un'organizzazione. Si applica alle aziende considerate nella loro struttura complessiva e contempla tre parti distinte: quantificazione e analisi delle emissioni climalteranti, definizione dei progetti di riduzione e individuazione dei criteri per la validazione e la verifica dei risultati da comunicare.

Il calcolo dell'impronta di carbonio di prodotto: la ISO 14067:2018

In questo caso l’oggetto dell’analisi si concentra sull'impatto ambientale di un prodotto specifico lungo tutto il suo ciclo di vita. Questo include l'estrazione delle materie prime, la produzione, il trasporto, l'uso e lo smaltimento. La metodologia definisce i requisiti e le linee guida per quantificare le emissioni di gas a effetto serra associate al prodotto, consentendo una comunicazione trasparente dei risultati agli utenti finali. L'obiettivo finale è promuovere la produzione e l'acquisto di prodotti più sostenibili e orientati alla riduzione delle emissioni climalteranti.

Una filosofia e un metodo comune

Come si può notare, entrambe le metodologie di calcolo hanno una costruzione simile. Il modello di base infatti si compone degli stessi punti principali:

  1. Definizione del perimetro 
  2. Identificazione delle fonti di emissioni di gas a effetto serra
  3. Rilevamento dei dati
  4. Calcolo delle emissioni
  5. Verifica e validazione
  6. Comunicazione dei risultati

L’adozione di uno schema comune deriva dalla necessità di avere risultati confrontabili e verificabili in maniera scientifica. L’obiettivo rimane lo stesso: avere, sì, una consapevolezza dell’impatto e poterlo comunicare - utilizzando anche unità di misura equivalenti e più facilmente comprensibili - ma anche individuare una road map per ridurre le emissioni. Infine, il punto di partenza comune è l’essere conformi a standard internazionali come indica già la sigla ISO (International Organization for Standardization), organizzazione internazionale indipendente che sviluppa e pubblica norme tecniche riconosciute a livello globale. Queste possono poi essere anche ulteriormente armonizzate a livello nazionale dall’UNI (Ente Nazionale Italiano di Unificazione) ed europeo (EN) grazie al Comitato Europeo di Normazione (CEN).

Prospettive e destinatari

La principale differenza tra le due norme riguarda invece l’oggetto. Da un lato, infatti, c’è il prodotto in tutto il suo ciclo di vita, secondo una prospettiva verticale. Dall’altro lato, invece, l’analisi ha una prospettiva orizzontale e riguarda l’organizzazione nei suoi diversi comparti, ad esempio dalla produzione alla mobilità dei dipendenti. Entrambe le prospettive, però, sono fortemente collegate: i dati relativi a un prodotto influenzeranno quelli dell’azienda produttrice e viceversa. Un ulteriore punto in comune sono i destinatari della comunicazione dei risultati: da un lato l’utente finale che sarà orientato a scegliere prodotti e marchi sempre più sostenibili, dall’altro il partner commerciale che sarà più invogliato a collaborare con l’azienda certificata. 

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