L’Europa ha riconosciuto in questa modalità di produzione e consumo uno dei fattori chiave della transizione energetica. Vediamo di cosa si tratta.

Argomenti in primo piano:

  1. Origine e storia delle comunità energetiche in Italia
  2. La normativa di riferimento
  3. Cosa sono e come funzionano le Comunità energetiche rinnovabili

La Commissione Europea, lo scorso 18 maggio, ha varato un nuovo pacchetto di misure a favore della transizione energetica: il piano Repower Eu. Un documento complesso che ha tra i punti principali l’introduzione del Power purchase agreement (Ppa) anche per la costituzione di comunità energetiche. Questa è solo l’ultima tappa di un percorso che ha portato l’Europa e l’Italia a considerare le comunità energetiche rinnovabili come uno dei principali strumenti per la transizione energetica

Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta. 

Origine e storia delle comunità energetiche in Italia

Nonostante se ne parli molto solo nell’ultimo periodo, l’Italia può vantare una storia centenaria nel mondo delle comunità energetiche. A fare la differenza è il modo di generare energia: se oggi infatti il riferimento principale è al fotovoltaico, fino a qualche decennio fa gli esempi maggiori arrivavano dall’idroelettrico come per Funes in Alto Adige (risalente all’anno 1920), E Werk Prad Cooperativa di Prato allo Stelvio o Cooperativa Elettrica Gignod di Saint Christophe, in Valle d’Aosta. Si tratta, in ognuno di questi casi, di aggregazioni di tipo cooperativistico, sorte attorno a comunità locali, con una importante componente sociale. 

Negli anni Novanta si affermano invece i consorzi di autoproduzione e le reti private create all’interno di grandi stabilimenti produttivi. Le comunità energetiche rinnovabili attuali sembrano guardare, però, ai modelli delle origini proprio per la ricaduta sociale di ampio raggio. Sono considerate, infatti, un valido strumento anche per contrastare la povertà energetica: la condivisione dell’energia autoprodotta, oltre a essere un esempio di ottimizzazione delle risorse e di generazione di energia pulita, consente di ottenere un risparmio sulla spesa energetica con ricadute positive su tutti i partecipanti alla comunità energetica, produttori o anche semplici consumatori.

La normativa di riferimento

  • Direttiva UE 2018/2001 nota anche come RED II: ha di fatto imposto ai Paesi membri di introdurre nel proprio ordinamento l’autoconsumo collettivo e le Comunità energetiche rinnovabili, definendone anche le caratteristiche principali. 
  • Legge 8 del 28 febbraio 2020, conversione del Decreto Milleproroghe: ha recepito parzialmente la REDII introducendo in Italia la possibilità di costituire comunità energetiche rinnovabili tra privati, aziende o enti per impianti di potenza complessiva non superiore a 200 kW. Vengono anche fissati i criteri per l’autoconsumo collettivo in condominio.
  • Decreto attuativo del MISE del 15 settembre 2020: definisce la tariffa con la quale si incentiva la promozione dell'autoconsumo collettivo e le comunità energetiche da fonti rinnovabili.
  • Deliberazione 318/2020 di ARERA: definisce il calcolo dell’energia condivisa (su cui sarà erogato l’incentivo), in ogni ora, come “il minimo tra la somma dell’energia elettrica effettivamente immessa e la somma dell’energia elettrica prelevata per il tramite dei punti di connessione che rilevano ai fini di un gruppo di autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente o di una comunità di energia rinnovabile”
  • Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), approvato il 13 luglio 2021: destina oltre 2 miliardi di euro allo sviluppo delle Comunità energetiche così da aumentare la produzione complessiva di energia rinnovabile
  • Decreto Legislativo n. 199 del 8 novembre 2021 in attuazione della direttiva (UE) 2018/2001 (RED II): prevede l’aumento del limite di potenza degli impianti a 1 MW (prima era 200 kW) e la connessione dei membri della CER alla cabina primaria (ampliando considerevolmente i limiti geografici prima sottesi alla cabina secondaria)

Cosa sono e come funzionano le Comunità energetiche rinnovabili

La comunità energetica rinnovabile si basa sulla condivisione di energia autoprodotta da tutti o da una parte dei suoi membri. L’energia può essere consumata contestualmente alla produzione o immagazzinata nei sistemi di storage per un consumo successivo. Eventuali eccedenze potranno essere immesse in rete.

In questo modo si ottengono diversi vantaggi: in primo luogo un risparmio economico, poiché l’autoconsumo permette di abbattere le componenti variabili in bolletta; in secondo luogo un incentivo derivante dall’energia condivisa. Si può parlare poi di un’ottimizzazione dovuta alla riduzioni degli sprechi come la dispersione legata al trasporto. Infine, tra i vantaggi, troviamo una riduzione delle emissioni di CO2 e di altri gas serra poiché l’energia prodotta è rinnovabile e pulita. 

I principali modelli di autoconsumo collettivo ammessi nel nostro ordinamento sono attualmente due:

  • Gruppo di autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente (AC sigla di Autoconsumo collettivo) in un unico edificio. É la classica situazione del condominio che può decidere di condividere un impianto fotovoltaico. 
  • Comunità energetica rinnovabile (sigla CER o REC).  È definito come un soggetto giuridico basato sulla partecipazione aperta e volontaria, autonomo ed effettivamente controllato da azionisti o membri che sono situati nelle vicinanze degli impianti di produzione detenuti dalla comunità di energia rinnovabile. Possono farne parte persone fisiche, piccole e medie imprese (PMI), enti territoriali o autorità locali, comprese le amministrazioni comunali, a condizione che non diventi attività d’impresa. Scopo principale è fornire benefici ambientali, economici o sociali a livello di comunità ai propri membri o alle aree locali in cui opera. 

La costituzione di una Comunità energetica rinnovabile prevede diverse fasi che vanno dalla progettazione, costituzione e installazione degli impianti alla manutenzione e gestione, sia tecnica che amministrativa.

Gestire al meglio l’energia autoprodotta, infatti, comporta da un lato l’eliminazione degli sprechi e, dall’altro, una redistribuzione dei carichi ed, eventualmente, dell’utilizzo dello storage così da massimizzare l’autoconsumo, la condivisione di energia e di conseguenza l’incentivo da distribuire alla comunità. Intelligenza artificiale, Machine Learning, approccio Data Driven saranno fondamentali per una gestione ottimale di produzione, consumo e scambio di energia all’interno della comunità. 

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