Gli edifici dovranno diventare sempre più efficienti mentre per il prossimo futuro si guarda già alla smartness come capacità di coniugare il comfort con un utilizzo ottimale dell'energia

  1. La Direttiva EPBD: cosa prevede
  2. La Direttiva EPBD: cosa accadrà ora
  3. Lo Smart Readiness Indicator: oltre le classi energetiche degli edifici

L'Europa punta a diventare entro il 2050 il primo continente a emissioni zero. Un tempo solo apparentemente lungo per un'impresa più che ambiziosa che include interventi decisamente impattanti, dalla mobilità fino all'edilizia. Quest'ultimo punto è al centro della Direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia Epbd (acronimo di Energy Performance of Buildings Directive) più nota come Direttiva Case Green che dovrebbe interessare, nei prossimi anni, tutti gli edifici di nuova costruzione e  - solo per quanto riguarda l'Italia – ben 5 milioni di abitazioni (su 12 complessive) che dovrebbero migliorare la propria classe energetica. In pratica, ognuno di noi sarà chiamato, da qui al 2040, a confrontarsi con questo complesso di norme. Vediamole meglio.

La Direttiva EPBD: cosa prevede

Partiamo da una (importante) specifica: si tratta di una Direttiva e non di un Regolamento, quindi prima di diventare operativa dovrà essere recepita dai singoli stati dell'Unione, che potranno adottare diverse misure per metterla in pratica. Ad oggi, quindi, al suo interno troviamo per lo più target generali, che possono comunque già indicarci la direzione. 

Edifici Residenziali: riduzione del consumo medio (rispetto al 2020) di energia primaria del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Il 55% di questa riduzione dovrà derivare dalla ristrutturazione degli edifici con le prestazioni peggiori.  
Edifici non residenziali: la Direttiva prevede l'efficientamento energetico del 16% degli immobili meno efficienti entro il 2030 e del 26% entro il 2033
Edifici di nuova costruzione: dal 2028 tutti gli edifici pubblici di nuova costruzione dovranno essere N-zero, mentre per quelli privati l'asticella è fissata al 2030. In ogni caso entro il 2050 tutti gli edifici (pubblici e privati) dovranno raggiungere la massima classe energetica

Il piano prevede poi altri interventi che spaziano dalla progressiva eliminazione delle caldaie a combustibili fossili (entro il 2040) fino all'installazione di impianti fotovoltaici, se tecnicamente possibile, su tutti gli edifici di nuova costruzione mentre saranno stabiliti i parametri per quelli già esistenti. Sono previste esenzioni da questi obblighi: riguardano in prima istanza gli edifici storici e quelli agricoli, ma possono essere estese a quelli con particolare valore architettonico o storico, agli edifici temporanei, alle chiese e ai luoghi di culto.

La Direttiva EPBD: cosa accadrà ora

Al momento è presto per dirlo. Sicuramente non si tratterà di una vera e propria rivoluzione, come molti pensano, ma piuttosto di un percorso graduale. Non dimentichiamoci, infatti, che questa è la quarta Direttiva in merito, che fa seguito a un lavoro iniziato oltre vent'anni fa con la Direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico nell'edilizia. Non si parte quindi da zero, ma sicuramente questo documento imprime un'accelerazione sulla strada dell'efficientamento energetico nel settore residenziale e non. Dal punto di vista legale, la Direttiva licenziata dal Parlamento Ue dovrà essere approvata dal Consiglio dell’Unione europea, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea e quindi recepita dagli Stati membri entro 24 mesi dalla sua entrata in vigore. La strada quindi è ancora lunga, tuttavia le indicazioni per chi si appresta a costruire un nuovo edificio o a ristrutturarne uno già esistente sono chiare. La Direttiva Europea sul rendimento energetico nell’edilizia (EPBD- Energy Performance Building Directive 844/2018) del 2018 e quella attuale disegnano edifici sempre più efficienti, dove la smartness si misura anzitutto dall'utilizzo che viene fatto dell'energia. La smart home - ma smart in realtà diventa qualunque edificio, pubblico e privato - è la casa dove comfort e lotta allo spreco vanno di pari passo. Un concetto che l'Europa ha riaffermato con lo Smart Readiness Indicator

 

Lo Smart Readiness Indicator: oltre le classi energetiche degli edifici

Con lo Smart Readiness Indicator (SRI) l'Unione Europea ha voluto dare un'indicazione fondamentale sui criteri che serviranno per “misurare” gli edifici del futuro, stabilendo dei parametri che tengono in considerazione la capacità di ottimizzare l’efficienza energetica e le prestazioni complessive, adattare il loro funzionamento alle esigenze dell'occupante e adattarsi ai segnali provenienti dalla rete (ad esempio la flessibilità energetica). Obiettivo del'SRI è proprio aumentare la consapevolezza dei benefici promessi dalle tecnologie per l’edilizia intelligente, come l’automazione degli edifici e il monitoraggio elettronico di riscaldamento e raffreddamento, acqua calda, ventilazione, illuminazione.  Lo Smart Readiness Indicator è attualmente in fase di test ufficiale in 11 paesi dell’UE (Austria, Belgio, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Slovenia e Spagna), a cui presto potrebbero aggiungersene altri, compresa l'Italia. Ad emergere è il concetto di gestione “intelligente” degli impianti e dei consumi grazie alle tecnologie di building automation e control sistem (BACS). Tecnologie data-driven come quelle legate a Savemixer, il nostro software di Predictive Energy Analytics basato su analisi dei dati energetici, machine learning ed energy intelligence che dopo l'analisi dei dati consente di elaborare un algoritmo di funzionamento in ottica automazione e ottimizzazione. Una tecnologia capace di incidere profondamente sull'efficienza energetica come dimostra l'ultimo case study pubblicato legato all'ottimizzazione delle UTA nella piscina  genovese My Sport Sciorba.

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