Elaborato dagli esperti del Comitato interministeriale della transizione ecologica (Cite) conferma le linee guida inserite nel PNRR. Ecco i punti principali.

Argomenti in primo piano:

  1. Piano nazionale di transizione ecologica
  2. Le energie rinnovabili
  3. La mobilità elettrica

L’Italia si conferma sempre più orientata alla transizione energetica con l’obiettivo di rispettare gli ambiziosi traguardi fissati dall’Unione Europea che prevedono due step fondamentali: il primo nel 2030 con la riduzione del 55% delle emissioni di CO2 rispetto al 1990 e il secondo, nel 2050, con il completo azzeramento. 

Piano nazionale di transizione ecologica

Questa strategia è stata prima delineata nel PNRR e quindi messa nero su bianco dal Piano nazionale di transizione ecologica, redatto dagli esperti del del Comitato interministeriale della transizione ecologica (Cite) e pubblicato lo scorso giugno in Gazzetta Ufficiale. 

Centrale sarà il mutamento radicale delle fonti di approvvigionamento energetico. Oggi riscaldamento, mobilità e produzione elettrica infatti dipendono per buona parte dalle fonti fossili tradizionali. In futuro invece è prevista una pressoché completa elettrificazione di questi consumi che dovranno fare affidamento su fonti energetiche rinnovabili. Questo significa che sarà necessario impiegare l’elettricità non solo per illuminazione, elettrodomestici e macchinari ma anche per pompe di calore utili alla climatizzazione o per caricare le batterie dell’automobile elettrica. Perché questo sia possibile la produzione di elettricità da qui al 2050 deve raddoppiare basandosi sulle fonti energetiche rinnovabili. 

Le energie rinnovabili

L’Italia ne ha molte a disposizione, dell’idroelettrico all’eolico, senza dimenticare quella che oggi appare come la meno sfruttata: l’energia solare. Quest’ultima viene indicata dagli esperti del Cite come l’asso nella manica del nostro Paese, che può contare su circa il 30/40% di irraggiamento medio in più rispetto alla media europea. Per arrivare ai 700 TWh previsti da una quasi totale elettrificazione dei consumi la quota di rinnovabili dovrà salire in maniera vertiginosa: il fotovoltaico in particolare dovrà passare dai 22 GW di potenza installata del 2021 ad almeno 200/300 GW nel 2050, con lo step intermedio di 75GW nel 2030. 

Si tratta in ogni caso di uno sforzo enorme che prevederà, oltre che politiche di incentivi orientati ad ottenere questo risultato, anche un cambiamento profondo nell’organizzazione della produzione elettrica. Questo sarà possibile grazie alla la moltiplicazione dei prosumer - cioè produttori e consumatori evoluti di energia - e soprattutto delle Comunità energetiche rinnovabili (CER), oltre a investimenti nel miglioramento delle reti di distribuzione e a una presenza capillare degli accumulatori e delle batterie. Questo però da solo non basterà: ecco perché l’altro caposaldo della strategia riguarda l’efficientamento energetico sia nel settore pubblico sia in quello privato. A questo proposito è destinata una fetta importante del PNRR pari a circa 15 miliardi di euro con una ricaduta occupazionale notevole e un impatto sul PIL pari al 2-3,5%. 

La mobilità elettrica

L’altro settore sotto la lente degli esperti e direttamente connesso ai consumi energetici è quello della mobilità. Anche da questo punto di vista l’obiettivo è elettrificare in modo decisivo i trasporti, non solo su gomma, ma anche marittimi e su rotaia. Contemporaneamente si punta anche su biocarburanti, idrogeno e carburanti sintetici a impatto zero.  Per rispettare gli obiettivi del Piano, in Italia nel 2030 dovrebbero poter circolare circa 6 milioni di autovetture elettriche, oltre a treni e navi. All’obiettivo il PNRR destina oltre 30 miliardi di euro che serviranno anche per dotare il Paese di infrastrutture di ricarica oggi molto carenti e poco capillari. 

Il Piano nazionale per la transizione ecologica dovrà coordinare tutti questi aspetti, oltre a comprendere interventi mirati anche sull’agricoltura e sui settori industriali maggiormente impattanti. La visione espressa dal Cite - ed è una novità importante - non è solo indirizzata al contenimento delle emissioni ma a un “approccio sistemico caratterizzato da una visione olistica e integrata, che include la conservazione della biodiversità e la preservazione dei servizi ecosistemici, integrando la salute e l’economia e perseguendo la qualità della vita e l'equità sociale”.

Come accaduto per l’Agenda 2030, che questo Piano ricalca in molti punti, quella che viene delineata, tra indirizzi programmatici e numeri, è una nuova visione di futuro a cui vogliamo dare anche il nostro contributo. 

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