L’Enea propone di abbassare la temperatura domestica per ridurre i consumi energetici: anche un grado in meno può fare la differenza. Vediamo come.

Argomenti in primo piano:

  1. Lo studio Enea: i dati
  2. Oltre il taglio del riscaldamento: le altre azioni suggerite
  3. Le altre strategie per il risparmio energetico

La recente crisi energetica innescata dalle tensioni internazionali ha riportato al centro del dibattito istituzionale i temi dell’efficienza e del risparmio energetico. Le strategie da mettere in campo non solo per rispondervi, ma soprattutto per portare avanti l’impegno nella riduzione di emissioni al 2030 sono molte, soprattutto nel lungo periodo, e passano in particolare per l’utilizzo di fonti alternative. Nel breve periodo, però, le strade più facilmente percorribili passano dal risparmio energetico, come suggerito anche dal Ministero della Transizione Ecologica, che ha annunciato per il prossimo inverno l’abbassamento di un grado negli edifici pubblici (dai 20 °C odierni a 19 °C) e invitato i privati a fare altrettanto nelle loro abitazioni. Un consiglio che poggia essenzialmente su uno studio targato Enea, presentato lo scorso luglio, dedicato ai risparmi ottenibili con pochi accorgimenti.

Lo studio Enea: i dati

Lo studio Azioni Amministrative e Comportamentali per la riduzione del Fabbisogno Nazionale di Gas nel settore residenziale ha preso in esame un comparto, quello residenziale, che pesa moltissimo sulla bilancia energetica del Paese. Questo infatti, solo per quanto riguarda la climatizzazione degli ambienti, è responsabile attualmente di circa il 30% dei consumi finali di energia e del 12% delle emissioni dirette di CO2. Intervenire qui avrebbe quindi un’immediata ricaduta sui consumi nazionali. Calcoli alla mano, effettuati su simulazioni di relative a un appartamento in edificio plurifamiliare (di circa 100 m2 netti) e una villetta unifamiliare (di 186 m2 netti), in zone climatiche differenti del Paese, spostare il termostato dai 20 °C ai 19 °C permetterebbe di risparmiare 1,65 miliardi di metri cubi di gas. Applicando altre due misure suggerite, cioè la riduzione di un’ora al giorno dell’accensione dell’impianto e la riduzione di 15 giorni il periodo di accensione dell’impianto (una settimana all’inizio e una alla fine periodo), il risultato salirebbe a 2,7 miliardi con una ricaduta nelle tasche delle famiglie di circa 178 euro l’anno risparmiati (in base alle attuali quotazioni del gas).

Oltre il taglio del riscaldamento: le altre azioni suggerite

Risparmiare gas e in generale energia è possibile anche attraverso altri interventi che prevedono un costo ridotto e sono in parte sostenuti dai bonus legati all’efficientamento energetico. Tra questi l’Enea suggerisce la sostituzione di climatizzatori ed elettrodomestici esistenti con modelli ad alta efficienza e la sostituzione dell’illuminazione con LED. Questi, congiuntamente, potrebbero originare un risparmio potenziale su base annua di 0,4 miliardi di metri cubi di gas. Infine ci sono tutte le piccole azioni da mettere in campo fin da subito per non sprecare energia: anzitutto utilizzare le pompe di calore elettriche già esistenti, installate per il condizionamento estivo, anche per l’inverno; ridurre le ore di accensione delle lampadine ed evitare gli stand by inutili; ridurre il numero di lavaggi della lavatrice e le ore di utilizzo del forno, ma anche abbassare la fiamma dopo che l’acqua della pasta è arrivata all’ebollizione.

L’efficienza energetica comincia anche dai comportamenti quotidiani con una serie di accorgimenti che abbiamo raccolto nelle nostre guide per la casa e per l’ufficio.

Le altre strategie per il risparmio energetico

Un grado in meno nel riscaldamento domestico può incidere in modo significativo ma da solo non può essere sufficiente. Le strategie di lungo corso infatti puntano sulla progressiva sostituzione o affiancamento delle attuali fonti energetiche con le rinnovabili nelle diverse declinazioni e sull’efficientamento energetico delle abitazioni grazie a interventi tecnologici ed edilizia di ampio raggio sostenuti anche da un’apposita politica di bonus.

La sfida sullo sfondo, infatti, non è soltanto rispondere alla crisi energetica attuale quanto rispettare l’impegno della riduzione di emissioni al 2030 che riguarda tutti i Paesi aderenti all’accordo di Parigi impegnati in un ampio processo di transizione energetica.

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